inviare informazioni sulla situazione del Congo nel contesto attuale di incertezza e di crescente tensione non è facile. E mette molto a disagio. L’accordo politico faticosamente raggiunto il 31 dicembre, grazie alla paziente e tenace mediazione dell’episcopato congolese, aveva suscitato euforia e speranza. Ma l’entusiasmo è durato poco. Alle molteplici difficoltà sorte per dare un’applicazione concreta agli accordi, si è aggiunto un fatto traumatico e inatteso: la scomparsa del leader storico dell’Opposizione, Etienne Tshisekedi, morto di embolia polmonare il 1 febbraio a Bruxelles in occasione di un controllo medico. Questo avvenimento ha sconvolto il fragile equilibrio negoziale determinando un bloccaggio politico totale. La perdita del loro leader indiscusso ha creato nei ranghi dell’opposizione un profondo sconcerto e messo a dura prova la coesione tra le sue diverse componenti, mentre ha favorito l’intransigenza e l’arroganza del fronte opposto che mira a mantenere al potere il Presidente Kabila mediante la tattica subdola del continuo “rinvio” delle elezioni presidenziali. In questo contesto deleterio la bollente megalopoli di Kinshasa si prepara ad accogliere l’11 marzo prossimo, dopo interminabili trattative, la salma del leader defunto considerato dalla popolazione come un “eroe nazionale”. Una data questa “fatidica” che suscita in molti grande apprensione, dato il clima di frustrazione e di malcontento dominante. Una minima gaffe dei servizi di sicurezza potrebbe scatenare una reazione popolare violenta di dimensioni incalcolabili.
I vescovi sono molto preoccupati dell’attuale situazione e si esprimono senza mezzi termini: “L’impasse politica è preoccupante e rischia di sprofondare il nostro Paese in un disordine incontrollabile.” “Le divergenze in seno alla classe politica e le tensioni nel Paese possono condurre la nazione all’implosione e al caos.”
Anche qui a Bukavu, a più di 2000 Km di distanza, si sente l’ansia di quello che potrebbe succedere nella capitale Kinshasa in occasione del funerale del leader che incarnava le aspirazioni e le speranze di un popolo oppresso e flagellato da una crisi economica e sociale sempre più acuta. L’inflazione monetaria infatti si è accentuata e i prezzi di tutti i generi alimentari, anche quelli di prima necessità, sono aumentati. Tanta gente è alla fame.
Nel nostro Centro Nutrizionale, uno dei pochissimi ancora funzionanti, continuano ad arrivare bambini in condizioni pietose. Nel solo mese di febbraio abbiamo dovuto ricoverarne ben 16 nel padiglione dell’ospedale generale dove sono presi in cura i bambini in gravemente malnutriti.
Alcuni bambini vengono anche da villaggi molto lontani. E’ il caso di Evariste, un bambino di 7 anni, originario di Kigulube, un villaggio situato in piena foresta a più di 300 Km da Bukavu. Il babbo, vedendolo deperito e ammalato, se l’è caricato sul dorso e con coraggio, dopo più di una settimana di viaggio in gran parte a piedi, è arrivato a Bukavu nella speranza di vederlo guarire. Quando si è presentato da noi, Evariste era debole e sfinito. Prima di accompagnarlo all’ospedale, l’abbiamo rivestito e abbiamo cercato di rifocillarlo con un po’ di latte e altro cibo. Mangiava.
“E’ un buon segno!- ho pensato – “se ha appetito, se la caverà !”.
Purtroppo non è stato così. Dopo i primi giorni in cui sembrava riprendersi, una brutta infezione lo ha in pochi giorni stroncato.
“Che sfortuna” – mi è venuto da pensare. “Se invece di ricoverarlo in ospedale, l’avessimo tenuto nella nostra Casa-Famiglia, probabilmente sarebbe ancora vivo.” E che gioia sarebbe stata per la mamma e gli altri sei figli se il babbo avesse potuto riportarlo a casa in buona salute, invece di doverlo seppellire a Bukavu lontano dall’affetto di tutti i suoi famigliari.
La stessa triste sorte l’ha avuta anche la piccola Baluze, di appena sette mesi, ricoverata anche lei in condizioni di salute molto precarie. Sono rimasto particolarmente colpito e quasi incredulo quando sua mamma Nsimire (40 anni ) mi ha detto che era la diciassettesima creatura che aveva messo al mondo. 17 figli: 11 vivi e 6 morti. Un record.
Grazie a Dio, la stragrande maggioranza dei bambini malnutriti rispondono bene e poco alla volta riprendono forza
e ritornano in condizioni normali.
Ma purtroppo la malnutrizione, finché le condizioni sociali della gente non miglioreranno, continuerà a colpire spietatamente tanti bambini compromettendone sia la salute fisica che lo sviluppo mentale.
Gran parte della popolazione si aggrappa alla speranza di un radicale cambiamento politico.
Ma che prezzo dovrà pagare per poterlo ottenere ?
Nel contesto così difficile e complesso che questo Paese sta attraversando, abbiamo bisogno non solo del vostro sostegno materiale, ma anche della vostra preghiera.
Bukavu, 05 marzo 2017 p. Giovanni Querzani
Bukavu (R.D.Congo)
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